MACBETH BANQUET

MACBETH BANQUET

Un banchetto “casalingo” per un assassinio perpetrato tutto in famiglia, in cui le ambizioni del protagonista svaniranno in una nuvola di vapore.

da William Shakespeare
con Luca Radaelli e Maurizio Aliffi
Idea scenica e traduzione Luca Radaelli
Regia Paola Manfredi
Assistente regia Dario Villa
Luci e tecnica Graziano Venturuzzo
Musiche Maurizio Aliffi
Foto di scena Maurizio Anderlini

Una cucina, un luogo dove si preparano piatti oscuri e macchinazioni crudeli.
In Macbeth banquet un cuoco racconta la vicenda shakespeariana con l’ausilio di utensili e cibi disponibili in una cucina. Un solo attore entra nei pensieri dei personaggi e ne interpreta gesti e azioni, il cuoco officia un rito teatrale con il suo assistente: la chitarra di Maurizio Aliffi dialoga con l’interprete Luca Radaelli in una vera e propria rappresentazione musical/culinaria.

La scenografia è composta da oggetti di uso comune (pentole, vasellame, coltelli, attrezzi da cucina) in un’ambientazione semplice. Le azioni alludono alla preparazione del banchetto in cui apparirà il fantasma di Banquo.
Le ferine battaglie, le uccisioni notturne, la foresta di Birnam… Vedremo tutto, in scena: le streghe, Macduff, il re Duncan, Lady Macbeth e il futuro re di Scozia saranno tutti davanti a noi, ai fornelli di un intreccio sanguinoso. Una ricetta fallimentare per il destino di una coppia divorata dal desiderio di dominio.

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Nessun simbolo è fuori posto, nessun movimento casuale. Tutto rimanda, tutto evoca senza didascalia.  L’interpretazione di Luca Radaelli ottimamente riportato ad una dimensione autenticamente attorale, lontana dalla cifra di teatro di narrazione a cui si è dedicato negli ultimi anni, pare liberare questa energia tenuta sopita per alcuni anni, in un  vorticoso seguire di parole e movimenti in cui ogni distrazione sarebbe fatale. La creazione di Luca Radaelli e Paola Manfredi è un esito felice, interessante, che trova nella traduzione originale del testo del Bardo fatta un desco adatto a parlare della finzione, umana ma anche teatrale.
Renzo Francabandera, PAC paneacquaculture

Radaelli entra ed esce dalle varie parti che il testo gli affida; è una specie di clown quando deve raccordare gli avvenimenti, si ammanta di melanconia venata di ferocia quando diventa il Signore di Cawdor,  è poi il guardiano, popolano sapiente, del castello di Macbeth quando apre il portone ai figli di Duncan. Poi c’è lei, la Lady che gli mormora dentro, ogni volta che tentenna, a spingerlo inesorabilmente al delitto.
Mario Bianchi, Krapp’s Last Post

Radaelli dà voce, modulandola di volta in volta all’occorrenza, ai personaggi principali della tragedia. Le parti più belle sono i passaggi che egli stesso ha tradotto dall’inglese al brianzolo, dialetto in cui le streghe parlano e profetizzano (“in de la brughera”). L’alternarsi di male e bene diventa ribaltamento di mal e ben, ma e be, mac e beth.
Gli ingredienti dello spettacolo sono tutti di prima scelta e amalgamati con cura ed esperienza. Così ai monologhi si alternano i dialoghi, alle parti recitate altre cantate (sommessamente) o intermezzi parlati e giochi delle parti con la spalla Aliffi.
Saul Stucchi, alibionline

Macbeth Banquet si delinea come uno spettacolo poco ortodosso e curioso, in cui l’unione tra arte culinaria, musica e teatro creano una ricetta da fare a fuoco lento e dal risultato delizioso.
Sheila Khan, Teatro.it

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