IO ODIO. Apologia di un bulloskin

IO ODIO. Apologia di un bulloskin
Dettagli aggiuntivi
- Santibriganti Teatro
Pagina di dettaglio -
Luogo di recupero -
drammaturgia Valentina Diana
con Luca Serra
scene Marco Ferrero
luci e suoni Nicola Rosboch
progetto grafico Silvia Genta
foto di scena Stefano Roggero
ideazione e regia Maurizio Bàbuin
Premio della Giuria e Premio del Pubblico al CrashTest Festival 2023
con il sostegno di Arci Torino / Regione Piemonte / Artedrama in collaborazione con Teatranza – spazio delle arti e della persona
Primo episodio del progetto di trilogia: INDAGARE IL MALE – maschio docet
Il nuovo progetto di Santibriganti Teatro è nato da alcune riflessioni sulle devianze protocriminali e i loro sviluppi, che sorgono spesso in età adolescenziale. L’intento è indagare la nascita e lo sviluppo del male, che è soprattutto maschio, perché è spropositato il divario: per una donna che si macchia ci sono cento uomini che delinquono, feriscono, violentano, uccidono, disprezzano.
Lui, l’odiatore, il maschio, si svelerà, provocherà, non avrà remore né pudore, dirà fino in fondo quel che pensa, sarà urticante, confesserà ciò che prova, urlerà ai quattro venti il suo odio. Ora finalmente lo potrà fare: si è ed è sdoganato. Ma si divertirà pure a provocarci, ci sfiderà a non essere ipocriti e a far uscire così il razzista che forse in fondo è in ognuno di noi, anche se ben nascosto. E, nudo e crudo, si proclamerà nero profeta di un mistico anelito futuro.
Lui, il maschio, è solo ma con tutti: provocherà insulterà blandirà.
L’apologo sarà un’arringa, una confessione di fede, il suo intento sarà convincere coloro che vedranno e ascolteranno.
La fine non si rivelerà consolatoria e tantomeno redimente o espiatoria.
Ci saranno superstiti? O un canto, una luce accecante, un’immagine, una laica preghiera, il pianto di una bambina appena nata, la voce di una madre?
Fare luce nel torbido, abituarsi a vedere, esaminando il processo dall’interno, dal punto di vista di chi il male lo fa, senza etichettare, escludendo il giudizio, esponendo i casi nella loro nudità perché la crudezza da sola può illuminare e conoscere e capire aiuta a superare.